Nelle diverse soluzioni operative che gli urban center assumono, non solo a livello internazionale, ma all’interno dello stesso contesto italiano, l’aspetto che li accomuna è la vocazione a mediare contenuti e linguaggi tra soggetti con competenze e interessi diversi nel campo delle trasformazioni urbane.
La capacità di comunicazione di un urban center si manifesta sia a valle, nell’incontro tra chi governa le trasformazioni del territorio e chi vive sul territorio, sia a monte, come collaborazione tra campi disciplinari differenti, spesso del tutto estranei l’uno all’altro, come quello dell’urbanistica e quello della comunicazione. Tra i processi conoscitivi, comunicativi e progettuali che un urban center può incaricarsi di istituire c’è anche quello della partecipazione, protagonista a Bologna della recente stagione urbanistica.
L’esperienza dell’urban center di Bologna, aperto nell’estate nel 2003 e oggi, dopo sei anni di trasformazioni e assestamenti, evoluto in un’identità ormai riconoscibile, è una testimonianza della maturata consapevolezza, sia da parte delle istituzioni che da parte dei cittadini, del valore irrinunciabile della comunicazione “pubblica” e del coinvolgimento attivo nei processi decisionali del più ampio ventaglio di interlocutori.
L’urban center è il luogo (a volte fisico, a volte solo virtuale) in cui ci si confronta sul tema della città, intesa prima di tutto come tessuto urbanistico vivo che ospita e nutre la comunità civile che vi è insediata, essendone, per converso, animato e “interpretato”. Ciò che l’urban center di Bologna ha tentato di fare fin dall’inizio è stato quindi di proporsi come spazio di incontro tra i titolari dei maggiori progetti di trasformazione “fisica” della città e i cittadini, organizzandosi innanzitutto come luogo di informazione e di conoscenza. Infatti, pur nel veloce avvicendarsi di sedi diverse, giunte di opposto colore politico e differenti scale di priorità, l’urban center di Bologna è tuttora, in prima istanza, una struttura aperta al pubblico che ospita una mostra permanente sulle trasformazioni urbane e territoriali di Bologna, un “racconto al futuro” sulla città e la sua area metropolitana.
Ciò che contraddistingue l’urban center di Bologna rispetto ad altre strutture simili è la formula gestionale, affidata a un Comitato di enti – il Comitato Urban Center Bologna – impegnato nel finanziamento e nello sviluppo del servizio e sempre aperto all’adesione di nuovi componenti. Oggi il Comitato, promosso e fondato dal Comune di Bologna, è composto da Comune e Provincia di Bologna, Fondazione Carisbo, Fondazione del Monte, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, ATC Trasporti Pubblici Bologna, HERA Bologna, Aeroporto G. Marconi, BolognaFiere, ACER Bologna, Finanziaria Bologna Metropolitana e PromoBologna.
Da giugno 2008 l’urban center è ospitato al secondo piano di Salaborsa, la biblioteca comunale centrale di Bologna, su un ballatoio open space dagli spazi modulabili: uno per la mostra su strategie e progetti di trasformazione, uno per mostre temporanee, incontri, presentazioni di libri e conferenze stampa, e altri, più piccoli, per la consultazione di materiali cartacei, la navigazione web e mini-esposizioni. La mostra permanente è il frutto di un complesso lavoro di sintesi e semplificazione dei materiali – testi, disegni, planimetrie – provenienti da uffici tecnici pubblici e privati, “tradotti” per un pubblico di non specialisti e impaginati su singoli pannelli organizzati per sezioni. Nei primi due allestimenti integrali (2003 e 2005) le sezioni erano intitolate a Mobilità, Territorio e Architetture, cui poi si sono aggiunte Sostenibilità e Dimensione metropolitana; l’esposizione nella nuova sede è stata invece organizzata secondo tre strategie di sviluppo territoriale strettamente connesse ai principi del nuovo Piano Strutturale Comunale: Bologna europea e competitiva, Bologna metropolitana e sostenibile, Bologna antica e abitabile. Ciascuna sezione è articolata in temi e in progetti, tra i quali le nuove infrastrutture, i grandi progetti di riqualificazione urbana di aree in disuso, i restauri di antichi palazzi e monumenti. Una sezione è infine dedicata ai piani urbanistici che delineano il futuro prossimo dell’area metropolitana bolognese: il già citato PSC e il PTCP, Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Allo scopo di raggiungere più tipologie di utenti con competenze e abitudini comunicative differenti, ai pannelli si affiancano altre modalità espositive: modelli in scala, filmati, schede di approfondimento su monitor touch screen e sistemi di navigazione tridimensionale del territorio, oltre, naturalmente, a un sito web per gli utenti “lontani” che riassume i contenuti della mostra e promuove il calendario delle iniziative.
Alla funzione informativa della mostra permanente – aggiornata periodicamente secondo lo stato di evoluzione dei progetti e affiancata da mostre temporanee che approfondiscono singoli temi – si aggiungono prodotti stampati che ne riproducono i contenuti (le schede dei progetti) e una programmazione di attività orientate a far incontrare gli autori dei progetti con i cittadini, creando una opportunità di comunicazione “faccia a faccia”.
I committenti, i progettisti e i realizzatori delle grandi opere sono stati a disposizione dei cittadini e delle loro domande nelle rassegne Officina bolognese (2004) e Progetti al cubo (2009). Quest’ultima ha integrato gli incontri presso l’urban center con le visite guidate sui luoghi della trasformazione, già sperimentate con successo nei trekking urbani sui luoghi del PSC. È infatti in relazione alla elaborazione del nuovo strumento urbanistico di Bologna che l’urban center ha fatto il passaggio dalla comunicazione dei progetti singoli alla comunicazione di una strategia complessiva di sviluppo del territorio, coadiuvando il Settore Territorio e Urbanistica del Comune di Bologna nell’ospitalità e nella gestione del Forum Bologna città che cambia e di Bologna si fa in Sette. Sempre su impulso del Comune di Bologna, impegnato nell’adozione della partecipazione come strumento di accompagnamento delle trasformazioni urbane, l’urban center ha cominciato recentemente a proporsi come il soggetto che istruisce e coordina i laboratori di quartiere, fornisce consulenze e raccoglie e mostra nei propri spazi la sintesi delle diverse esperienze.
Pur tenendo l’utente non specializzato come primo destinatario e interlocutore, UCB agisce anche su fronti più specialistici, in collaborazione con altri soggetti: per esempio, ha organizzato un convegno internazionale sul tema dei concorsi di architettura, una rassegna di incontri su La città storica contemporanea e il festival di urbanistica Urbania ideato dalla Provincia di Bologna. Sulla stessa linea, con intenti divulgativi e documentali, ma anche con espressa volontà di approfondimento e di diffusione di una più estesa “cultura urbana”, cura una collana editoriale per Edisai intitolata Leggere e scrivere la città, di cui questo libro rappresenta il terzo volume.
Il tema della città è affrontato sempre a partire dalla sua trasformazione urbanistica, ma può fondersi con altre dimensioni, per esempio quella socio-antropologica nella rassegna Le città degli altri dedicata al confronto tra Bologna e le città da cui provengono i suoi abitanti migranti di origine straniera. Secondo il medesimo principio multidisciplinare, accanto alle attività ideate e organizzate in proprio o in collaborazione con altri soggetti, UCB offre i propri spazi e la propria consulenza a soggetti terzi che lavorano localmente sul tema della città, ma da angolature differenti: artistiche (il festival Danza Urbana, l’associazione di fotografi Piccolo Formato), civico-ambientaliste (il collettivo Crepe Urbane, il Centro Antartide), tecnico-professionali (l’Ordine degli Architetti). Le iniziative che nascono possono illuminare singoli progetti tanto a livello di quartiere quanto a livello nazionale: UCB ha infatti ospitato la mostra realizzata dalle Ferrovie dello Stato sui progetti finalisti al concorso per la nuova stazione di Bologna Centrale riunendo gli architetti in un incontro aperto alla città.
L’esperienza accumulata in questi sei anni dall’urban center di Bologna, anche con gli inconvenienti di un’attività inevitabilmente sperimentale e un passo non sempre uguale, ha prodotto principalmente due risultati: la creazione di uno spazio dedicato alla presentazione e alla discussione dei progetti di trasformazione della città, e, gradualmente, la consapevolezza della sua esistenza, l’abitudine a frequentarlo, la richiesta di nuove iniziative da parte dei cittadini. Non è poco per un servizio di comunicazione dedicato principalmente all’urbanistica, e, nello stesso tempo, non è ancora abbastanza: per esempio, la traduzione dei testi della mostra è soltanto in inglese, le attività con le scuole non sono organizzate in modo sistematico, una vera attività di front office non è ancora instaurata. Ma la base di documentazione c’è e lo sforzo di parlare un linguaggio il più possibile chiaro è costantemente al centro dell’attenzione di UCB.
L’esperienza di questi anni ha portato dunque alla creazione di un servizio di informazione nuovo e al miglioramento continuo degli strumenti di comunicazione: sono aspetti indispensabili alla costruzione di quel senso civico di collaborazione al bene comune che è il fondamento di una partecipazione efficace, di cui oggi l’urban center di Bologna può farsi propulsore.
Questo saggio è stato scritto per il libro Percorsi di partecipazione. Urbanistica e confronto pubblico a Bologna 2004-2009 (Edisai, 2009).