Firenze possiede da molti anni un rapporto contraddittorio con la contemporaneità, quasi che le nuove culture dell’Architettura e le nuove visioni della città moderna fossero estranee, per definizione, alla città rinascimentale, intesa come mirabile processo di una città compiuta ed immutabile.
Tale mentalità, propria di una gran parte degli abitanti di Firenze, ha contribuito a promuovere una fruizione passiva delle culture dell’arte contemporanea, contribuendo non poco a rallentare le capacità competitive a livello internazionale.
Cosa è un Urban Center e quale ruolo può svolgere
Nati negli Stati Uniti (il primo UC è il MAS, Municipal Art Society di New York,1893, ed il secondo è lo SPUR di S. Francisco, 1959, si sono diffusi rapidamente in Europa a partire dagli anni 80. Vi è una ragione specifica di questa diffusione, causata dal consolidamento di una prospettiva globale dell’economia e dal conseguente mutamento di ruolo delle città.
Ciò che è stata definita, impropriamente all’inizio degli anni 80, “fase post-moderna della città”, era in realtà il fenomeno della progressiva trasformazione della città fordista nella città globale, ovvero parte di un sistema di “reti globali” di città che solo acquisendo questo ruolo mantengono la loro concorrenzialità a livello internazionale.
Gli Urban Centers hanno avuto varie denominazioni, ognuna delle quali accentua il ruolo di “missione” che intende svolgere: Maisons d’Architecture, Citè de l’Architecture, Infobox, Infopoint, Museo della città, Centro di documentazione urbana, Casa della Città.
Vi è anche un altro motivo nell’illustrare la diffusione degli UC in Europa, rappresentata dal passaggio dal modello autoritativo al modello negozial-consensuale per ottenere la “governance” delle trasformazioni urbane da parte delle Autorità pubbliche europee.
Tale “mutazione” dei poteri di governance da parte delle Autorità pubbliche europee trova la sua sanzione definitiva nell’approvazione dello Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo, ratificato nella Conferenza UE di Potsdam, 1998.
Le “missioni” di un Urban Center, nel vasto panorama esistente, sono molteplici; alcune sono monotematiche, altre funzionali, altre ancora di tipo complesso ed integrato.
Tutte le esperienze consolidate in Europa ed in altri Paesi extraeuropei dimostrano inequivocabilmente che :
- non esiste un modello “unico” valido per qualsiasi città, per qualsiasi regione economica, per qualsiasi composizione demografica e sociale della città dove l’UC viene localizzato.
- non esiste altresì un modello specifico per ciascuna realtà urbana e metropolitana, ma esiste una classificazione prevalente di UC in rapporto alle loro missioni.
- in tutte le esperienze consolidate, l’UC nasce in ragione di un evento di trasformazione della città (es. giochi Olimpici, Expo e Fiere internazionali, Grandi sistemi infrastrutturali) o di un sistema di progetti di trasformazione della città (progetti di recupero e riuso delle aree industriali a Torino, progetto di rigenerazione urbana a Bilbao, progetto di riorganizazione funzionale della città di Bruxelles), che modifica le gerarchie urbane e l’assetto strutturale delle trasformazioni urbane esistenti.
- qualunque sia la missione prescelta per l’UC, il ruolo che essi svolgono nelle comunità urbane è quello di un polo culturale per assumere la complessità urbana come valore aggiunto della nuova città metropolitana, la cui declinazione dipende dalle varietà di funzioni assegnate nella configurazione di missione prescelta da tutti i soggetti promotori dell’UC.
Nelle esperienze consolidate, passate in rassegna dagli Autori, le funzioni che caratterizzano la “missione” di un UC sono le seguenti:
- centro di “think-tank”, promotori di attività di ricerca, analisi e promozione sulle politiche pubbliche con strutture flessibili esterne di connessione tra cittadini e stakeholders privati per accrescere la vivibilità della città;
- centri di “advocacy” in cooperazione con istituzioni universitarie e centri di ricerca pubblici e privati esterni, per accrescere le capacità innovative delle comunità urbane a basso reddito nel reagire ai grandi progetti di trasformazione urbana;
- centro di documentazione con funzioni anche espositive dei “data-base” delle vicende urbane in modo da ricostruire in tempo reale i processi di urbanizazione della comunità e permettere al cittadino di avvicinarsi a tali problematiche con la necessaria trasparenza e accessibilità ai documenti informativi da parte della P.A.;
- task-forces di “facilitazione ed accompagnamento” ai progetti di trasformazione urbana, in modo da permettere ai cittadini di svolgere un ruolo di “cittadinanza attiva” che suggerisce soluzioni progettuali ai pianificatori dello sviluppo urbano;
- centro di “think-tank” sulla creatività urbana e sulla sostenibilità dello sviluppo urbano, in modo da accerscere la vivibilità e la sicurezza della città, promuovere la vitalità economica della comunità e la sua redditività sociale, migliorare la qualità del paesaggio urbano e l’uso degli spazi aperti per attività culturali e del tempo libero;
- centro di esposizione permanente delle narrazioni sulla città e i suoi futuri e agenti motori della città creativa generata dalla partecipazione attiva della “creative class” urbana e dal tessuto sociale e culturale spesso trascurato e dimenticato.
In questo contesto, una struttura dalla vocazione pedagogica, creativa ed innovativa quale l’esperienza consolidata degli Urban Centers esistenti oggi ci mette a disposizione, si rivela un vero e proprio incubatore di saperi e culture nuove sull’arte e l’architettura contemporanea ed uno straordinario Forum partecipativo permanente a disposizione di tutti i soggetti , economici, pubblici e sociali che producono sviluppo nella comunità urbana e metropolitana.
Firenze possiede oggi tutti i requisiti necessari (come abbiamo visto precedentemente) per poter generarare un Urban Center di valore europeo, dal momento che essa è attraversata (e lo sarà ancora per molti anni) da un’imponente flusso di trasformazioni urbane che cambiano l’armatura urbana, le sue funzioni e le sue relazioni con la Città della Piana e con l’intera area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia.
Queste trasformazioni urbane che renderanno Firenze una “città globale” più europea e Polo di riferimento mondiale dell’ arte rinascimentale e contemporanea, hanno bisogno, in ugual misura, di essere partecipate dai propri abitanti e di essere comunicate in modo appropriato e moderno ai cittadini che abitano la rete globale di città a livello internazionale.
Per riuscire a comprendere a fondo le dinamiche che regolano la cultura della città contemporanea, gli autori ritengono di fondamentale importanza indagare le esperienze pilota intraprese a livello internazionale in campo architettonico e urbanistico. Il continuo confronto con gli esempi di “best practices” avviati nel panorama europeo è infatti un importante indicatore per migliorare le strategie progettuali locali. Basandosi sulla condivisione di esperienze innovative e sulle relazioni interpersonali che si sono costruite tra gli Autori e i responsabili gestionali di tali esperienze, alcune delle quali rappresentate oggi in Francia, nelle autorevoli Maisons d’Architecture, ad es “La Citè d’Architecture”a Parigi) e su esempi nazionali ed internazionali di pregio, (quali possono oggi essere definite le esperienze dell’Urban Center di Torino e quella dello SPUR di S. Francisco, USA), siamo convinti che è possibile strutturare una cooperazione di scambi interculturali e di esperienze con tali realtà nazionali ed internazionali, in modo da poter allestire a costi assai limitati un archivio di progetti pilota e di esperienze di trasformazione e rigenerazione urbana a scala europea ed internazionale (accessibile a tutte le istituzioni interessate)che possono diventare patrimonio culturale comune , costituendo una “banca progetti” di eccezionale interesse culturale per tutti i visitatori, temporanei e permanenti, dell’UC.
Basti pensare all’eccezionale interesse che tale “banca progetti” potrebbe costituire per il considerevole serbatoio di utenti, giovani architetti e ingegneri professionisti, ricercatori e docenti universitari e studenti delle facoltà di Architettura, Ingegneria, Agraria e Economia nei bacini universitari toscano, emiliano e umbro-marchigiano.
La nostra idea progenitrice dell’Urban Center è quella di “specchio della città contemporanea”, ossia di città creativa e rinnovabile in cui la domanda di cultura e di conoscenza assumono il ruolo vero e proprio di “motori produttivi”dello sviluppo dell’intera area metropolitana fiorentina.
Ipotizzando la localizzazione più idonea dell’Urban Center nell’area di Novoli, Parco del S. Donato, un ‘area al di fuori dai circuiti ormai consolidati del turismo “mordi e fuggi” che popola il Centro Storico fiorentino e che , a seguito della imponente e tutt’ora in corso azione di trasformazione urbana di Novoli-Castello, sta creando il “secondo Polo urbano fiorentino“, sarebbe plausibile immaginare l’U.C. come Torre Civica della Città metropolitana (in asse con la Torre di Giotto, simbolo della prima polarità urbana di Firenze) e come elemento fulcro della Rete di Spazi per le Arti Contemporanee diffuse in un’area più vasta della città e della sua area metropolitana.
Basti pensare alle attività di arte contemporanea localizzate presso la sede della Strozzina (Firenze), la nuova sede espositiva della EX3 nel complesso culturale del quartiere fiorentino di Gavinana, la Mediateca regionale, la nuova sede del Museo Pecci a Prato e lo spazio per le arti visive contemporaneee di Palazzo Fabbroni a Pistoia; tutti questi spazi “produttivi” dell’arte contemporanea possono avere sinergie moltiplicative e funzionali con l’UC di Novoli, la cui prevalente specializzazione nel campo dell’Architettura contemporanea e delle scienze per lo sviluppo della città, arricchisce l’offerta di eventi caratterizzanti l’economia turistica, colta e popolare, di una città europea all’altezza delle sfide della complessità e della globalizzazione.
Per costruire l’identità e l’immagine della Firenze del futuro serve un Polo culturale, al cui interno sia possibile sperimentare le capacità e i talenti degli artisti emergenti, meno noti e quindi meno facilitati nell’esporre le proprie opere in quanto esclusi dai circuiti artistici consolidati. Proprio per questo motivo, riteniamo essenziale dare spazio, all’interno degli Urban Centers, ad eventi che mettano in luce le nuove tendenze progettuali di arte urbana e di Land Art, dimostrando che essa può migliorare la qualità dell’ambiente urbano e del benessere di ciascun abitante all’interno della città. Oltre che essere chiare espressioni di un’esperienza collettiva, architettura e urbanistica sono discipline dal profondo valore culturale e simbolico e come tali devono necessariamente uscire dagli ambiti istituzionali per riappropriarsi del contatto diretto con l’opinione pubblica, dando vita a strategie di sviluppo efficaci e aprendo nuovi scorci e punti di vista inaspettati rispetto alla cultura predominante. L’arte urbana diventa quindi fondamentale per incentivare il senso di appartenenza ad un luogo, per caratterizzare la città grazie ad immagini simboliche e punti di riferimento attraverso cui orientarsi, non solo spazialmente, ma anche nella propria dimensione identitaria.
Un Urban Center di valore europeo, oggi, è una struttura multi e trans-disciplinare, che organizza attività necessarie alla comprensione del contesto urbano di riferimento in tutti i suoi aspetti, coinvolgendo il mondo dell’architettura, dell’urbanistica e della pianificazione territoriale.
Negli ultimi anni, abbiamo assistito alla progressiva scissione dei principi comuni alle discipline, che hanno dimostrato di non riuscire più ad instaurare un dialogo propositivo e sembrano aver perso di vista i fondamenti su cui basano la propria essenza: la ricerca di forme di educazione collettiva e di uno sviluppo sostenibile. Una riconciliazione tra le diverse scale di progettazione, da quella più propriamente architettonica fino alla scala urbana e territoriale, sarebbe invece auspicabile, se non addirittura necessaria, per tentare di controvertire la scarsa identificazione del cittadino con il suo ambiente di riferimento.
L’architettura e l’urbanistica contemporanea, se i loro presupposti formali hanno origine da paradigmi e criteri di creatività e di sostenibilità volti alla trasformazione e allo sviluppo della nuova città, possono svolgere un ruolo attivo e produttivo di riequilibrio ecologico globale e di conservazione delle opportunità evolutive per le generazioni che abiteranno la città del futuro.
L’Urban Center dovrebbe assumere, per questi motivi, anche la funzione di Laboratorio urbano, aperto alla società civile urbana, per co-promuovere il miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti e lo sviluppo sostenibile della città, riavvicinando così la cultura della contemporaneità alla cultura urbana dei cittadini.
Le città devono suscitare senso di appartenenza, permettendo, a chi le attraversa, di superare il sentimento di estraneità tanto connaturato alla società contemporanea e trasmettendo, a chi le abita, le conoscenze adeguate per stabilire rapporti più sinergici con l’ambiente.
Proprio una struttura come l’Urban Center potrebbe, inoltre, rivelarsi un valido incentivo nell’educazione dei cittadini alla sostenibilità dello sviluppo, un veicolo formativo ed informativo per garantire le conoscenze di base atte a migliorare l’impatto ambientale ed ecologico del territorio. Siamo fermamente convinti che, solo svelando la fragilità su cui si fondano le dinamiche urbane, sia possibile innescare quel processo cognitivo in grado di alimentare il senso di responsabilità verso il territorio e le sue risorse.
Nella società contemporanea, l’investimento produttivo nella Cultura e nei Poli che organizzano la produzione di una cultura delle varie forme di rappresentazione della civiltà moderna, divengono strumenti essenziali per la “governance urbana” e per rendere competitive a livello internazionale le città produttrici di tali beni immateriali che vengono messi a disposizione del cittadino per espandere la sfera dei suoi diritti sociali e di democrazia.
Le Amministrazioni pubbliche locali, avvalendosi del supporto di un Urban Center, neutrale agli indirizzi politici in virtù del processo di democrazia partecipativa, potrebbero incentivare processi di “governance” urbana allo scopo di plasmare le città e farne una espressione tangibile della società contemporanea, riducendo il numero dei conflitti sociali causati dai progetti di trasformazione e il tempo necessario per intraprendere le decisioni competenti al riguardo.