«Non c’è nulla che non possa essere cambiato da una consapevole e informata azione sociale, provvista di scopo e dotata di legittimità. Se la gente è informata e attiva e può comunicare da una parte all’altra del mondo; se l’impresa si assume le sue responsabilità sociali; se i media diventano i messaggeri piuttosto che il messaggio; se gli attori politici reagiscono al cinismo e ripristinano la fiducia nella democrazia; se la cultura viene ricostruita a partire dall’esperienza; se l’umanità avverte la solidarietà intergenerazionale vivendo in armonia con la natura; se ci avventuriamo nell’esplorazione del nostro io profondo, avendo fatto pace fra di noi; ebbene, se tutto ciò si verificherà, finché c’è ancora il tempo, grazie alle nostre decisioni informate, consapevoli e condivise, allora forse riusciremo finalmente a vivere e a lasciar vivere, ad amare ed essere amati.»
(Manuel Castells).
La saggezza e la densità delle parole di un “maitre à penser” della cultura contemporanea come Manuel Castells chiariscono, meglio di qualunque altra riflessione, quale dovrebbe essere il punto d’arrivo dei processi di democrazia partecipativa che strutture come gli “Urban Center” o le “Case della Città” sono chiamate a ospitare.
Dietro i “casi di successo” delle politiche urbane contemporanee si cela la capacità di un “regista illuminato” di gestire virtuosamente la dialettica tra i diversi portatori di interesse (privilegiato e diffuso) protagonisti della scena urbana attraverso un paziente, instancabile, coinvolgente lavoro di coagulazione del consenso.
L’identità del regista può variare nei diversi contesti culturali (associazioni non profit, istituzioni universitarie negli USA, pubbliche amministrazioni locali o soggetti misti in Europa e in Italia), ma la trasparenza della formazione del quadro decisionale resta l’obiettivo comune e gli Urban Center dovrebbero rappresentare in tal senso le autentiche “case di vetro” per la costruzione condivisa delle politiche di trasformazione della città.
La “cifra” dell’efficacia di un Urban Center risiede infatti nel saper contribuire alla crescita della presa di coscienza delle potenzialità di protagonismo sociale degli attori, facilitando il passaggio dall’apprendimento alla valutazione, insegnando ad ascoltare, educando alla partecipazione, mettendo a sistema molteplici iniziative che necessitano di uno scenario di coerenza.
Confermando una serie di intuizioni e prefigurazioni già in nuce nella letteratura disciplinare, le questioni che emergono dalla rassegna dei casi nazionali e dal confronto con le esperienze di riferimento a livello internazionale (in particolare i modelli USA), si coagulano su alcune chiavi interpretative che gli estensori dell’Osservatorio hanno scelto per orientare e sollecitare i contributi a tutti i soggetti interessati a esprimere e pubblicare sul nostro sito il loro punto di vista.
Le chiavi interpretative del fenomeno UC che l’Osservatorio propone, sulla base delle quali vengono organizzati i contributi di tutti gli iscritti, sono le seguenti: